La maternità, un capitolo cruciale nella vita di ogni donna, è oggi riconosciuta come un diritto inalienabile, estendendosi anche alle lavoratrici autonome e libere professioniste. Un elemento fondamentale in questo contesto è rappresentato dalla Gestione Separata dell’INPS, un fondamentale strumento di previdenza e assistenza che assicura diversi benefici ai propri iscritti, tra cui l’indennità di maternità.
In questa esaustiva guida, esploreremo a fondo la prestazione di Maternità e la Gestione Separata, analizzando cosa sia questa gestione, i requisiti per accedere ai benefici, la durata dell’indennità e l’importo che spetta alle lavoratrici autonome.
La Gestione Separata dell’INPS è un fondo di previdenza e svolge un ruolo cruciale nel panorama della previdenza sociale in Italia. È un fondo rivolto ad una vasta gamma di professionisti, più nello specifico:
• i liberi professionisti che non abbiano una cassa previdenziale di categoria;
• i lavoratori che forniscono una collaborazione coordinata e continuativa;
• i venditori a domicilio che lavorano in modo autonomo;
• chi frequenta un dottorato con una borsa di studio, ha un assegno di ricerca o è un medico con un contratto specialistico;
• i volontari del servizio civile;
• i lavoratori autonomi occasionali quando superano la soglia dei 5.000 euro annui e devono
quindi aprire partita IVA.
questa gestione offre una rete di sicurezza finanziaria in diverse fasi della vita lavorativa, coprendo aspetti come indennità di anzianità, invalidità e altro, la Gestione Separata rappresenta un elemento fondamentale nella tutela dei diritti dei lavoratori autonomi.
Le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata possono godere di un periodo di indennità di maternità della durata complessiva di cinque mesi. Questo periodo è diviso in due mesi che precedono il parto e tre mesi successivi al parto.
Un aspetto distintivo di questa copertura è la flessibilità che offre alle lavoratrici autonome, consentendo loro di continuare a svolgere la propria attività durante il periodo di maternità.
L’indennità di maternità ingestione separata spetta quindi:
Le libere professioniste di cui all’articolo 70 del Decreto Legislativo n. 151 2001 non gestite dall’INPS, riceveranno l’indennità facendone richiesta alle specifiche Casse previdenziali di appartenenza.
Questo rappresenta un importante passo avanti nel garantire la parità di trattamento tra lavoratrici autonome e dipendenti in termini di diritti legati alla maternità.
La durata dell’indennità di maternità per le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata è di cinque mesi. Questi mesi possono essere distribuiti in diverse modalità, consentendo alle lavoratrici autonome una certa flessibilità nella pianificazione del periodo di riposo.
Ad esempio, è possibile optare per un periodo di indennità di due mesi prima della data presunta del parto e i successivi tre mesi dopo il parto. In alternativa, si può scegliere di ricevere l’indennità per il mese antecedente al parto e i quattro mesi successivi.
Un elemento chiave da sottolineare è che, a differenza delle lavoratrici dipendenti, le lavoratrici autonome possono continuare a percepire l’indennità anche se decidono di non interrompere completamente l’attività lavorativa durante il periodo di maternità. Questa flessibilità si adatta alle esigenze specifiche delle lavoratrici autonome, permettendo loro di conciliare i ruoli di madre e professionista.
Le lavoratrici gestanti hanno la facoltà di rinviare l’inizio del periodo di maternità:
Per accedere all’indennità di maternità, le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata devono soddisfare determinati requisiti.
È necessario aver versato contributi per almeno un mese intero presso la Gestione Separata nei 12 mesi precedenti all’inizio del periodo di maternità. Questa modifica legislativa rappresenta un passo avanti significativo, riducendo il periodo di contribuzione richiesto da “almeno tre mensilità” a un solo mese.
Inoltre, il mese di contribuzione deve essere calcolato con un’aliquota piena, la quale varia in base alla categoria lavorativa.
Nel 2019, l’aliquota era del 33,72% per i lavoratori autonomi senza DIS-COLL, mentre per i professionisti era del 25,72%.
Questo parametro è fondamentale per determinare l’importo dell’indennità di maternità che spetta alle lavoratrici autonome.
La prestazione di maternità viene erogata automaticamente ai dipendenti, anche in situazioni in cui il datore di lavoro non effettua i pagamenti correlati. Tuttavia, questa automaticità delle prestazioni non si estende ai liberi professionisti iscritti alla Gestione Separata. Questo perché, diversamente dai dipendenti, i liberi professionisti hanno la responsabilità di effettuare autonomamente i versamenti contributivi, come specificato nella circolare n. 42/2016.
In altre parole, la continuità e l’efficacia dei benefici di maternità per i liberi professionisti dipendono dalla regolare adesione e contribuzione individuale.
L’importo dell’indennità di maternità per le lavoratrici autonome iscritte alla Gestione Separata corrisponde all’80% di 1/365 del reddito della madre lavoratrice percepito in base all’attività autonoma svolta, entro un limite individuato dalla legge annualmente. Questo reddito è basato sull’attività autonoma svolta e ha un limite annuale stabilito dalla legge. Per le lavoratrici con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, l’importo è determinato dal committente nella dichiarazione necessaria per il versamento dei contributi. Per le lavoratrici autonome, il reddito è dichiarato autonomamente.
Un aspetto rilevante è che i limiti annui dell’importo dell’indennità variano a seconda della categoria di appartenenza. Gli artigiani e i commercianti hanno limiti differenti da quelli dei pescatori, riconoscendo le specifiche esigenze finanziarie di diverse categorie professionali.
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